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Cos'è la semantica linguistica

riassunto del testo "cos'è la pragmatica" linguistica di Cecilia Andorno
Corso

Lessico e semantica (30102186)

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Anno accademico: 2019/2020
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CHE COS’È LA PRAGMATICA LINGUISTICA

CAPITOLO 1

PRAGMATICA (pragma) azione; agire umano Pragmatica linguistica agire linguistico o lingua osservata dal punto di vista delle sue modalità d’uso Due necessità: - Delimitare un preciso ambito di analisi - Ricerca di specificità Secondo i semanticisti la pragmatica è da ricondurre alla semantica (come il significato viene incorporato nelle espressioni linguistiche) Secondo i complementaristi esiste un livello pragmatico che controlla la relazione tra codice e utenti Secondo i pragmaticisti la pragmatica fa parte del codice Termine Morris, 1938 SEMIOTICA si divide in - SINTASSI: relazioni tra segni - SEMANTICA: relazioni tra segni e elementi della realtà - PRAGMATICA: relazioni tra segni e utenti del codice Pragmatica in senso scientifico (Fodor): studio dell’esecuzione linguistica Competenza comunicativa: abilità degli utenti di utilizzare la lingua in modo appropriato Levinson: la pragmatica è lo studio della relazione tra lingua e contesto Si comprende il sign delle parole ma anche degli enunciati Impostazione composizionale: da singole parole arrivo a significato enunciato (bottom up) Decomposizionale: contrario (top-down) CONTESTO: 3 componenti - Conoscenze condivise (insieme di credenze sociali sul funzionamento del mondo) - Situazione in cui si svolge l’evento linguistico - Contesto linguistico o cotesto - I partecipanti hanno una propria rappresentazione mentale dell’evento stesso: MODELLO DI DISCORSO OMONIMIA: stesso significante diverso significato POLISEMIA: parola con più significati Ambiguità: mancanza di indizi VAGHEZZA: espressioni linguistiche non sempre specificate nel significato

ESPRESSIONE INDETERMINATA: richiedere ricordo al contesto per il suo riferimento CAPITOLO 1 NOMI Funzione allocutiva: richiamare l’attenzione dell’interlocutore (gentili ascoltatori) Funzione referenziale: evocare nel modello di discorso elementi della realtà 3 tipi di espressioni referenziali: - Nomi comuni: classe di oggetti accomunati da qualche proprietà - Significato insensionale: insieme dei tratti semantici - Estensione del descrittore Nomi propri: specifico oggetto o persona; hanno soltanto estensione INDICALI: rimandano a caratteristiche dello status del referente Danno informazioni su: - Tipo denotato (caratteristiche del referente) - Elementi contestuali da cui si origina la relazione elemento-referente indicato A un diverso valore intensionale corrisponde un diverso valore estensionale Funzione denotativa: delimitare l’insieme dei referenti cui una parola è applicabile Funzione connotativa: qualificare il referente mettendo in evidenza le sue proprietà IDENTIFICABILITA’ di un referente: possibilità per i parlanti di identificarlo in modo univoco ATTIVAZIONE di un referente: più o meno presente all’attenzione dei parlanti Cap. DEISSI: il riferimento di alcune espressioni linguistiche è vincolato alle coordinate della siuazione; sono segnali indicatori di orientamento - Deissi personale indica i referenti in rapporto al loro ruolo nella comunicazione - Spaziale organizza lo spazio rispetto alla posizione dei partecipanti alla comunicazione - Temporale colloca gli eventi nel tempo rispetto all’evento comunicativo ORIGO: Mittente del messaggio (per la deissi personale) Posizione occupata dal parlante mentre proferisce il suo enunciato (deissi spaziale) (‘qui, ‘lì’) Momento in cui il parlante proferisce il suo enunciato (deissi temporale) (‘ora’, ‘ieri’) - Deissi sociale segnale dei rapporti sociali esistenti tra parlanti - Deissi testuale coordinate temporali e spaziali ma con un salto metacomunicativo (“qui” non vuol dire più in questo momento o in questo luogo, ma in questo punto del testo). tempo e luogo del testo stesso, trattato metaforicamente come un luogo fisico.

ENUNCIATO EVENTIVO: informa sull’accadere di un evento, introducendolo come nuovo nella sua interezza. Non esistono posizione focale e topicale individuabili tutto l’enunciato è presentato come focale ENUNCIATO IDENTIFICATIVO: identifica il referente di una relazione predicativa, anche smentendo informazioni già presenti nel modello di discorso CAPITOLO 4 ATTI LINGUISTICI: asserzioni, domande, promesse (attività che il parlante compie con l’intento di produrre nell’interlocutore una reazione, un cambiamento di stato mentale Linguaggio analizzato come strumento d’azione Quando il parlante agisce, lo fa su più livelli: - LIVELLO LOCUTORIO: nel parlare si produce una sequenza di suoni - LIVELLO LOCUTIVO: nel parlare si esprimono significati Locutivi identici: evocano lo stesso stato di cose, eseguiti in lingue diverse ( atti locutori diversi) - LIVELLO ILLOCUTIVO: nel parlare si manifestano intenzioni e si perseguono scopi (domandare, chiedere, promettere) - LIVELLO PERLOCUTIVO: parlando si provocano conseguenze (verbali o non) SEARLE: 5 tipi di atti linguistici - ATTI ASSERTIVI: il parlante si impegna sulla verità di uno stato di cose (concludere, affermare) - ATTI ESPRESSIVI: il parlante esprime il proprio stato d’animo all’ascoltatore (ringraziare, scusarsi) - ATTI COMMISSIVI: il parlante si impegna sulla realizzazione di un futuro stato di cose (offrire, minacciare) - ATTI DIRETTIVI: il parlante chiede all’ascoltatore di impegnarsi a proposito di uno stato di cose (chiedere, consigliare) - ATTI DICHIARATIVI: il parlante produce un cambiamento sulla realtà = contenuto locutivo dell’atto stesso Condizioni di felicità definizione delle condizioni alle quali ciascuno degli atti linguistici è accettabile per il suo destinatario, e dipendono dal tipo di atto. Asserzione: un parlante dichiara che un certo stato di cose è vero Richiesta: il parlante chiama in causa l’interlocutore perché si impegni su un certo stato di cose Domanda: interrogare l’interlocutore sulla verità di uno stato di cose Atti linguistici indiretti: viene usata prima una for a linguistica tipica di una certa forza illocutiva per esprimere un’altra forza illocutiva VERBI PERFORMATIVI: si può esplicitare il tipo di azione che un parlante esegue nel proferire un enunciato usando dei verbi che qualifichino l’azione verbale compiuta  riformulati in modo da rendere più esplicita l’azione linguistica. Sono i verbi promettere, informare, chiedere

CAPITOLO 5

Ogni asserzione trasmette delle informazioni in quanto, nell’asserire, noi affermiamo la nostra convinzione sulla verità di particolari situazioni Un enunciato viene com-preso solo in quanto viene inserito nel modello di discorso e quindi reso compatibile con le conoscenze già possedute. La comprensione di un enunciato può portare gli interlocutori ad assumere per valide informazioni supplementari (verità suggerite dall’insieme delle informazioni trasmesse nel modello di discorso)  INFERENZE Fonti: 1) Discorso in atto 2) Situazione comunicativa 3) Conoscenze e aspettative generali sul funzionamento del mondo e sul comportamento delle persone Alcune ipotesi scaturiscono necessariamente da un enunciato, non sono cancellabili CONSEGUENZE Possono avere varie origini: - Conoscenze sulle regole del mondo dell’interlocutore - Uso di una certa parola, che senza l’enunciato non avrebbe quell’espressione - Alcune conseguenze nascono da costruzioni sintattiche, come la subordinazione Quando un enunciato viene smentito, molte delle sue inferenze vengono negate o perdono di senso (non tutte) PRESUPPOSIZIONI: inferenza che resta valida tanto quando un enunciato è asserito tanto quando viene smentito o quando sulla sua validità ci si interroga; costituiscono le informazioni di sfondo sulle quali si costruisce l’informazione asserita Tra le presupposizioni più studiate ci sono quelle relative all’esistenza dei referenti menzionati negli enunciati. L’esistenza di un referente può essere data per presupposta o può essere passibile di smentita: questo dipende da vari fattori: - Un referente definito è dato più facilmente per presupposto di un indefinito - La negazione di certi verbi cancella l’esistenza del referente con il ruolo di oggetto, mentre con altri verbi l’esistenza del referente oggetto può essere mantenuta INTERROGATIVA TOTALE: il parlante non attiva alcuna presupposizione relativa alla validità dell’evento INTERROGATIVA PARZIALE: il parlante attiva presupposizione CAPITOLO 6 GRICE: teoria del significato non naturale Alla base del linguaggio umano è posta la nozione di convenzionalità la produzione e comprensione dei messaggi è garantita dall’esistenza di convenzioni che regolano il significato delle espressioni linguistiche e che consentono la traducibilità degli enunciati in messaggi dotati di significato

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PRAGMATICA (pragma) azione; agire umano
Pragmatica linguistica agire linguistico o lingua osservata dal punto di vista delle sue modalità d’uso
Due necessità:
Delimitare un preciso ambito di analisi
Ricerca di specificità
Secondo i semanticisti la pragmatica è da ricondurre alla semantica (come il significato viene incorporato
nelle espressioni linguistiche)
Secondo i complementaristi esiste un livello pragmatico che controlla la relazione tra codice e utenti
Secondo i pragmaticisti la pragmatica fa parte del codice
Termine Morris, 1938
SEMIOTICA si divide in
SINTASSI: relazioni tra segni
SEMANTICA: relazioni tra segni e elementi della realtà
PRAGMATICA: relazioni tra segni e utenti del codice
Pragmatica in senso scientifico (Fodor): studio dell’esecuzione linguistica
Competenza comunicativa: abilità degli utenti di utilizzare la lingua in modo appropriato
Levinson: la pragmatica è lo studio della relazione tra lingua e contesto
Si comprende il sign delle parole ma anche degli enunciati
Impostazione composizionale: da singole parole arrivo a significato enunciato (bottom up)
Decomposizionale: contrario (top-down)
CONTESTO: 3 componenti
Conoscenze condivise (insieme di credenze sociali sul funzionamento del mondo)
Situazione in cui si svolge l’evento linguistico
Contesto linguistico o cotesto
I partecipanti hanno una propria rappresentazione mentale dell’evento stesso: MODELLO DI
DISCORSO
OMONIMIA: stesso significante diverso significato
POLISEMIA: parola con più significati
Ambiguità: mancanza di indizi
VAGHEZZA: espressioni linguistiche non sempre specificate nel significato